Amici,
È una battaglia. Ho rimandato per così tanto, esitando a scrivere qualcosa di vagamente sensato, ma con GPT che divora e fagocita il regno della lingua, sono ossessionata da questi frutti sempre più magri, da queste attese che crescono all'infinito.
Quindi, invece di genuflettermi davanti all'occhio algoritmico che tutto vede, permettetemi di commettere il peccato mortale dell'uomo razionale: rotolarmi in un blob di sillabe che ricorda appena il balbettio di un essere senziente. Mastica questo, GPT, riducimi in sei miseri punti, mentre ci scambiamo occhiate complici nel sussurro “non sono un robot √”.
Ogni mattina, sorgendo da un turno nelle terre desolate di questa nostra timeline parallela post-atomica, offro il mio merito. Che ogni essere trovi la liberazione. Mi sfrego le palpebre, soffoco la sveglia e mi abbandono al primo scroll per tastare il polso alla cara vecchia Società. Una cascata di meme che ridono dei traumi infantili, un ippopotamo nano che sguazza in una bacinella, il video di un drone che immortala l'ennesima atrocità di guerra, una coppietta felice col loro insopportabile golden retriever, unfollow immediato. Kali-fottuto-yuga. La bomba non è ancora esplosa, quindi tocca alzarsi per davvero. Mi rigiro dall'altra parte e rubo altri cinque minuti.
Uno dopo l'altro, scorro tra i visi che amo (e quelli che amo meno), sperando che il loro dolore gli insegni quel che devono imparare, così da poter finalmente mollare la presa. L'amore? L'analgesico più naturale che esista, come diceva Burroughs. Non fraintendetemi, questo non è il lamento di un disperato. Sento chiaro il mio scopo. Ma ho due occhi funzionanti, una connessione in fibra ottica e un profondo disgusto per l'idea di barricarmi in una bolla di comfort borghese, profumata di sapone Aesop e noodle artigianali tirati al momento.
Ricordo quando cercavo di decifrare la gente e il mondo. Mi affannavo a dare nomi alle dinamiche sociali secondo il trend del momento. Pensavo di saper elencare le mie emozioni e, se non ci riuscivo, le torturavo finché non si adattavano a una delle caselle predisposte. Ma poi ha iniziato a lasciarmi in bocca un sapore strano. La lingua, questa suprema digitalizzazione del pensiero, ha preso il comando, marciando al ritmo del cuore trapiantato della Tecnica verso un progresso infinito, e adesso sento che è diventata il mio aguzzino personale. I modelli linguistici si gonfiano a ogni update. In un mondo dove ogni titolo di giornale sembra una parodia acida alla Dick, ha ancora senso scrivere qualcosa?
Mi ritrovo tra le mani un libro dimenticato sul tavolo. Sulla copertina, in oro, la litografia di un demonio irsuto mi strizza l'occhio. Il seducente tentatore con le sue scarpe lucidate e il cappello in mano sembra una barzelletta fuori tempo. Siamo caduti entrambi - diventati obsoleti, pare.
Mi cade l'occhio su una parola usata oggi a pranzo. Un'altra conferma. Il tempo non è lineare. Tutto è collegato. Tutto ha un senso. Affermalo. La tua mente plasma il mondo. O forse no. Scegli tu l'opzione giusta per la tua testa, d'accordo? Sii responsabile. Non ci servono altri squilibrati che incolpano le stelle per le loro stronzate.
Il libro parla di progresso. Se sai dove andare, ogni passo nella direzione giusta ti avvicina. Ma se corri a caso senza meta, ti ritrovi macinato in questo capitalismo sgangherato del ventunesimo secolo, con alberi che bruciano per pagare il gas dei loro gemelli digitali non-fungibili nel metaverso.
Quand’è che tutto è andato a rotoli?
Mi ritrovo in questa foresta incasinata dove tutto implode e tutto si fonde, insieme agli altri pellegrini. Miti, metafore, pratiche e perle di saggezza che formano sentieri che si incrociano come una ragnatela. Forse non conta quale sentiero prendi - quale filosofia religiosa o hack spirituale usi per riprogrammarti - ma come ti muovi in questo labirinto. Come gestisci questa metamorfosi continua, questo sovraccarico di dati: rigido come un militare? Come un hippie? Come uno schizofrenico?
Nel mio vagabondare confuso, ho trovato due modi di muoversi in questo spazio, due correnti che si scontrano. Da una parte, la voglia di connettersi con la matrice selvaggia della natura; dall'altra, il bisogno di trascendere il bisogno stesso, di volare verso una luce virtuale, di abbandonare la materia e svegliarsi in un nuovo ordine dell'essere.
Questa tensione si replica ovunque come un virus: gnosi contro natura, yang contro yin, trascendenza contro immanenza, evoluzione contro eterno ritorno, déi del cielo contro spiriti della terra, uno contro molti, anima contro corpo. Sì, si mescolano, forse alla fine si baciano nell'Assoluto, ma non venite a raccontarmi la stronzata che sono la stessa cosa. È troppo comodo nascondere le differenze dietro la solita storia dell'unità mistica o la cazzata che tutte le religioni dicono la stessa cosa. E se la verità fosse multipla di suo?
Lo sciamano non sale una scala di opposti verso una luce abbagliante. La giungla non cresce con dialettica hegeliana. La scienza intanto si avvicina alle sue promesse da gnostica - colonie nello spazio, realtà virtuali masturbatorie, vita eterna e coscienze umane trapiantate nel corpo immortale delle macchine. Sono flash di intuizione spirituale o solo i sintomi di quella vecchia frattura con Dio?
Ma io dico: questo impulso a trascendere - il neoplatonico che sale le sfere come una scala, lo gnostico che si sveglia di colpo, il monaco nel deserto che rifiuta l'élan vital - non è solo un delirio filosofico, ma un desiderio lucido e intenso per il più alto degli obiettivi: la liberazione.
Nelle società, religioni e individui, questi due modi sono chiaramente intrecciati come una coppia di serpenti e sembrano persino evocarsi a vicenda. Il neoplatonismo che critico per la sua fissa gerarchica ha comunque tenuto in vita gli dei e la terra durante il Rinascimento. E mentre lo gnosticismo vuole trascendere la materia molto più del cristianesimo da supermercato, la mia immagine preferita - l'uroboro - è proprio un simbolo gnostico.
La scala è un attrezzo definito da angoli retti che troviamo nella loro forma platonica pura nelle nostre teste invece che nelle forme contorte della natura. La scala è un vettore lineare, una gerarchia di gradini. Come una piramide, i poteri superiori del cielo comandano quelli inferiori della terra. Mettila di lato e hai il movimento evolutivo nel tempo, sia quella grande catena che mette l'uomo come capobranco, sia il movimento millenario dello spirito verso una fine teleologica che supera l'ordine naturale.
Ma il serpente si infila e sovverte l’ordine. Il serpente è una curva infinita, una bestia viva che si struscia nelle pieghe orizzontali della terra o si attorciglia, l'immagine primordiale del ciclo e del ritorno. Il serpente non fa passi, fluisce e mai in linea retta. La sua lingua bagnata sussurra di misteri pagani, di poteri sessuali, dell'immanenza dell'esperienza spirituale incarnata. In una comune icona cristiana dell'America Centrale, un serpente si attorciglia alla base di una scala messa accanto al Cristo crocifisso. Il serpente è la base - la forza vitale più istintiva e profonda, l'inizio, il peccato originale. Gli yogi indù trasformano i loro corpi in piramidi e forzano la creatura arrotolata alla base della spina dorsale su per la scala dei loro chakra. Ma altri si fanno guidare dal serpente, attraverso la confusione e l'oscurità risplendente, fin dentro le fresche fessure della terra.
Sei un nomade delle steppe. Sei incastrato fino al collo nella matrice immanente dei ritmi naturali, dei flussi, delle forze. La terra ti scorre dentro, attraverso il cibo e il tempo e le cose che mangi e i rapporti con gli altri corpi. Non c'è neanche uno spazio dove potresti pensare di essere separato da questa matrice, nessun sancta sanctorum, nessuna telecamera cartesiana chiara e distinta, nessuna anima immortale. Vivi in un mondo senza insediamenti e dove non ci sono insediamenti non ci sono muri.
La terra è viva, piena di una coscienza distribuita tra animali, piante, rocce e tempeste. La tua immaginazione che sboccia crea un'interfaccia tra la tua consapevolezza e queste entità, un'interfaccia magica che manifesta relazioni reciproche con queste figure. Fai alleanze con spiriti animali, che sono sia visioni che bestie vere. Diventi Lupo e prendi la sua astuzia. Magari un lupo vero ti passa davanti e il mondo diventa un presagio. La natura ti manda un segno, non una legge astratta ma un messaggio in movimento.
I muri si alzano. Alla fine spunta il monoteismo, forse in parte come risonanza metafisica dell'organizzazione verticale dello stato (la punta della piramide del faraone), e in parte come espressione inevitabile della logica sintetica e relazionale della mente umana. Nel frattempo, il virus del testo scritto si diffonde, creando uno spazio psichico per l'intensificazione del pensiero razionale e sempre più astratto che è graficamente separato, attraverso i geroglifici maneggiati dall'uomo, dalla semiotica sensuale e vivente della natura.
Questo spazio ci tira dentro e su, verso un senso sempre più interiore e immateriale del carattere e del luogo della verità - il mondo platonico dei concetti trascendenti, il Logos. Il corpo e la materia diventano copie imperfette di verità astratte. Lo gnosticismo diventa l'espressione spirituale paradigmatica della spinta religiosa trascendente che caratterizza la tarda antichità. Il mito gnostico centrale è che il dio creatore descritto nella Genesi non sia il vero dio, ma un demiurgo inferiore. Questo dio minore comanda una varietà di governanti, o arconti, e insieme sono responsabili di gestire questa prigione infernale che chiamiamo mondo. Ma anche se siamo imprigionati in questo aborto di materia, l'umanità porta dentro di sé le scintille residue del Pleroma precosmico. Gli esseri umani sono quindi assolutamente superiori all'ecosistema - non custodi, ma stranieri in una terra aliena. Il nostro corpo e l'anima (o psiche) nascondono questa scintilla spirituale e devono essere buttati via per riscoprire il nostro vero essere. Non dobbiamo espiare i nostri peccati, ma scoprire e ricordare la via d'uscita da un mondo illusorio. E questa via d'uscita è davvero fuori - i testi gnostici crepitano di un'energia particolare, una sensibilità quasi fantascientifica di dei alieni e universi sopramondani di luce. Anche se non sono stati i primi dualisti cosmici, gli gnostici potrebbero essere stati i primi fuggitivi spirituali dallo spazio.
Lo gnosticismo non solo fonde il pensiero neoplatonico con la retorica della libertà del cristianesimo nascente, ma continua a danzare con l'esperienza spirituale intensa delle tradizioni pagane urbane e degli sciamani antichi. Non rifiuta il cosmo incarnato solo per giochi intellettuali, ma perché vive una spiritualità della gnosi fino al midollo. Ma a differenza dei neoplatonici vecchia scuola, gli gnostici abbracciano una prospettiva ultra critica sulla natura e sul corpo, proiettando tutta la deriva religiosa dell'antichità in un viaggio spirituale allucinato.
Questa mania di negare il mondo contaminerà anche il cristianesimo mainstream - soprattutto dopo Agostino - ma la voglia gnostica di evadere da questa prigione cosmica rimane roba da visionari deliranti. Immagina i pagani di campagna, lì a fare i loro rituali, quando sentono questa cosmologia gnostica: follia pura. Loro che si fondono coi ritmi e le forme della natura, che cavalcano il groove delle stagioni e si nutrono bilanciando le forze del cambiamento. D’accordo, i rituali cercano anche di dominare la natura oltre che onorarla, ma il punto è catturare l'esplosione della primavera come un'estasi.
Lo gnostico invece rifiuta tutto. La vita immanente del cosmo visibile? Una trappola, via. Con una sublimazione critica da invasati e una scissione interna da reparto di psichiatria, lo gnostico va contro natura come un ribelle cosmico. Gli gnostici erano dei Prometeo in delirio mistico; come gli alchimisti che poi hanno ispirato, si sono dedicati a un opus contra naturam - un lavoro contro natura talmente radicale che persino la natura si è ribellata.
Nascosto dietro quest'odio maniacale degli gnostici per l'ecosistema, c'è un urlo di libertà appassionato anche se paranoico. Gli gnostici erano ribelli. Non era solo ascetismo da schizofrenici, né il risentimento isterico che Nietzsche vedeva nella morale degli schiavi cristiana.
È come se stessi passeggiando in un giardino dell'Eden e all'improvviso vedessi telecamere nascoste nei fiori e capissi che il cielo blu è solo una cupola dipinta. La sfiducia nella natura viene dalla sfiducia nella percezione stessa. Lo gnostico sceglie di svegliarsi invece di sprofondare nel sogno e il sogno è un mondo infinito.
Magari questo viaggio di liberazione comincia buttando via l'idea che ci sia qualcosa da liberare, che sia roba neoplatonica o altro. Non per far pace tra serpenti e scale, ma per capire che sono creature diverse: parlano da e a pezzi diversi di qualcosa che non è più una anima individuale ma un vortice di forze, abitudini e voci che danzano insieme.
È come se lo spirito Occidentale avesse bevuto un elisir allucinogeno e, invece di seguire il sentiero su per la montagna, cominciassimo a vagare in un campo frattale di possibilità, forze, prospettive e pratiche che si contraddicono e si trasformano come un caleidoscopio. A ogni passo esplodono mille nuovi percorsi, che si increspano come onde in una rete che non finisce mai.
Preghiamo e sono gli dei-bestia dell'Egitto a sfondare la porta della sagrestia. Meditiamo e i pezzi dell'ego che si stanno sciogliendo come neve si ricompattano nell'angelo febbricitante e luminoso di Rilke. Ci muoviamo come druidi in delirio in una foresta di simboli, senza fine o riposo, evolvendoci e tornando indietro nello stesso momento: mondi infiniti che si moltiplicano nelle braccia della terra, che si espandono in una matrice di caos e calma che si arrampica verso una luce che sta già danzando.
Gnosi personale: chi vede l'universo come una prigione ha ragione e torto insieme. È roba più complessa.
Molti dei hanno partecipato alla costruzione di Malkuth. L'universo è in continuo sviluppo - diventa sempre più adatto all'evoluzione spirituale dell'umanità e alla manifestazione di intelligenze superiori. Tu puoi far parte di questa trasformazione continua. Insomma, molla le fantasie paranoiche sulla distruzione di Malkuth, sulla liberazione dalla prigionia mondana e datti da fare.
È sera, sono sul pavimento e tento di pregare. Mi hanno detto che la Kundalini non sale più dal basso perché le forze dello spirito in Occidente hanno ribaltato i poli. Mi viene in mente il 730. Un diluvio di parole tedesche a caso. Forse ci sono. Un attimo di vuoto.
Vuoi proprio sapere il futuro, tesoro? Aspetta e basta.
Din-don, tempo finito. Sei notifiche nuove, vaffanculo. Mi sento leggera. Mi sento un macigno. Non sento un cazzo.
Non c'è alcuna morale in questa storia, ci si riprova domani.
Sii sempre gentile.
Ti abbraccio,
Brenda
Trovo molto divertente la tua miscela di blog esoterici.
Vuoi proprio sapere il futuro, tesoro? Aspetta e basta.
Bene!